"Il Governo ha due doveri, quello di
mantenere l'ordine pubblico a qualunque costo ed in
qualunque occasione, e quello di garantire nel modo il piu'
assoluto la liberta' di lavoro."
Il Municipio di Cavour
"Le leggi devono tener conto anche dei
difetti e delle manchevolezze di un paese. Un sarto che deve
tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche
all'abito."
Tomba della Famiglia Giolitti
"Nessuno si puo' illudere di potere
impedire che le classi popolari conquistino la loro parte di
influenza economica e di influenza politica. Gli amici delle
istituzioni hanno un dovere soprattutto, quello di
persuadere queste classi, e di persuaderle con i fatti, che
dalle istituzioni attuali esse possono sperare assai piu'
che dai sogni dell'avvenire."
Il busto di Giolitti
"Agli uomini politici che passano dalla
critica all'azione, assumendo le responsabilita' del
governo, si muove spesso l'accusa di mutare le loro idee; ma
in verita' cio' che accade, non e' che essi le mutino, ma le
limitano adattandole alla realta' e alle possibilità
dell'azione nelle condizioni in cui si deve svolgere
necessariamente."
Cavour, la rocca e le Alpi
"Agli uomini politici che passano dalla
critica all'azione, assumendo le responsabilita' del
governo, si muove spesso l'accusa di mutare le loro idee; ma
in verita' cio' che accade, non e' che essi le mutino, ma le
limitano adattandole alla realta' e alle possibilità
dell'azione nelle condizioni in cui si deve svolgere
necessariamente."
Libri, documenti, film, notizie ed altro
di cui vi suggeriamo la lettura e la visione
AA. VV.
a cura di Aldo Mola L’ESTATE DI VITTORIO
EMANUELE III (25 LUGLIO - 13
OTTOBRE 1943) Recensione
di Alessandro Mella
Lo scorso 7 ottobre 2023, a Vicoforte
(Cuneo), s’è tenuto il convegno di studi,
con un ugual titolo del libro, organizzato
da Aldo A. Mola e dedicato all’epoca
vittorioemanuelina con speciale attenzione
ai mesi dalla revoca di Mussolini alla
dichiarazione di guerra alla Germania.
Esso prosegue il percorso iniziato molto
tempo fa, ispirato idealmente e
materialmente dalla traslazione
delle salme dei penultimi sovrani d’Italia
proprio nel Santuario di Vicoforte,
celebre in tutta Europa per la sua
eccezionale cupola ellittica e le molte
meraviglie racchiuse nella sua mole antica
e maestosa. A distanza di alcuni mesi dal
convegno Mola ha raccolto le relazioni in
un bel volume, in continuità con
precedenti libri da lui curati. Una
continuità richiamata anche nelle scelte
grafiche dell’editore, Bastogi Libri di
Roma, al fine di fare degli Atti dei
convegni di Vicoforte una sorta di
collana.
Il nuovo volume si apre con
la premessa di S.A.R. la Principessa Maria
Gabriella di Savoia, figlia di re Umberto
II e cultrice della storia patria e
sabauda. Segue l'introduzione del
presidente dell’Associazione di Studi
Storici Giovanni Giolitti, prof. Gianni
Rabbia, che inquadra l’opera e la colloca
nel solco del percorso pluridecennale di
cui il Mola è artefice. In una nota
introduttiva il curatore evidenzia le
lacune della storiografia che ha
trascurato i fatti dell’estate 1943 quando
non li ha palesemente e strumentalmente
travisati. Vi si legge, tra altro: “Nel
2023 parecchi altri libri, programmi
televisivi e articoli hanno sorvolato sul
ruolo svolto da Vittorio Emanuele III tra
il 25 luglio e il settembre 1943: la resa
e il trasferimento da Roma a Brindisi.
Hanno spacciato “la caduta” di Mussolini
come opera del Gran consiglio del fascismo
o quale colpo di stato e hanno ripetuto
antiche condanne della “fuga di Pescara”,
ricalcanti la polemica della Repubblica
sociale italiana contro il “re fuggiasco”.
Il bilancio storiografico del biennio
2022-2023 risulta magro. Motivo in più per
ricordare i fatti sulla base di documenti.
Il lettore valuterà da sé. Per
comprensibili motivi di spazio, l’apparato
critico è ridotto al minimo”.
Seguono le relazioni di
Raffaella Canovi, Carlo Cadorna, Antonio
Zerrillo, Luca G. Manenti, Massimo
Nardini, GianPaolo Ferraioli, Aldo G.
Ricci, Gianpaolo Romanato, Tito Rizzo,
Tullio Del Sette, Rossana B. Mondoni con
Daniele V. Comero, Giorgio Sangiorgi e
dello stesso Aldo A. Mola: studiosi,
accademici, militari, ricercatori e
divulgatori i cui percorsi
scientifici, storiografici, professionali
e personali rappresentano pagine di storia
contemporanea sufficienti a confermare il
valore delle tesi contenute nel volume.
Gli Autori propongono riflessioni e
analisi dei fatti storici da prospettive
del tutto innovative.
L’opera è
riccamente illustrata con immagini d’epoca
e numerose fotografie del convegno.
Alcune di esse documentano la visita che
quel giorno S.A.R. il Principe Aimone di
Savoia, Duca di Savoia, fece alle
sepolture di Vittorio Emanuele III e della
consorte Elena, nata Principessa del
Montenegro, ascesa al trono d’Italia con
l’amatissimo marito.
Chiude il volume
qualcosa di troppo spesso trascurato dalla
odierna editoria e cioè un utilissimo
indice dei nomi. Può sembrare poca cosa ma
chi si dedica alla ricerca, allo studio e
alla storiografia sa bene quale prezioso
strumento esso sia: costituisce in valore
aggiunto per un’opera ricca di notizie,
dati, riferimenti e, soprattutto di
documenti, fondamentali per analisi
mai scontate e libere dai condizionamenti
delle varie vulgate.
Non posso, avviandomi al
termine delle mie considerazioni sul
libro, non evidenziare come, ormai, anche
la pubblicazione di atti dei convegni non
è affatto scontata. I costi da sostenere,
infatti, finiscono spesso per spaventare
gli organizzatori di eventi culturali che,
per quanto lodevoli per contenuti e scopi,
finiscono per essere vanificati dalla
volatilità dei loro apporti scientifici.
Se non fissati su carta, essi finiscono
per andare perduti nel giro dei tempi
ristretti dell’umana memoria. Raccoglierli
a stampa vuol dire, invece, garantire
ragionevoli possibilità di trasmetterli
tempo indeterminato a studiosi, lettori e
appassionati di storia, conferendo, così,
utilità concreta agli sforzi di
organizzatori e relatori. Anche in questo
Mola si distingue dimostrando il consueto
amore per la valorizzazione dei percorsi
da lui faticosamente intrapresi lungo una
vita intera. In definitiva il libro non
potrà mancare negli scaffali di noi,
avvezzi agli studi storici per
quell’insana passione che la musa Clio
ancora riesce ad infondere nei nostri
cuori. Esso è opera meritoria degli Autori
e del curatore. Ne siamo grati.
Aldo A.Mola (a cura di), L'estate di
Vittorio Emanuele III (25 luglio-13
ottobre 1943), premessa di S.A.R. la
Principessa Maria Gabriella di Savoia,
Roma, BastogiLibri, 2024, pp. 324, euro
22. ALESSANDRO
MELLA QUELLI CHE
FECERO L'IMPRESA
Figure e memorie del
Risorgimento italiano ISBN
9791281612020
Brossura, formato 17x24 cm,
156 pagine in b/n,
€ 15,00
Per ordini e informazioni:
marviaedizioni@marvia.it
Quando
si parla del Risorgimento, del
fare l’Italia, “l’impresa”
appunto, si pensa sempre ai grandi
nomi come Vittorio Emanuele II,
Garibaldi, Mazzini e Cavour. Ma
quella stagione di libertà,
speranze e sogni d’indipendenza fu
vissuta da migliaia di uomini e
donne nei circoli politici, nella
vita sociale e soprattutto sui
molti campi di battaglia. Non
basteranno decenni per scoprirli
tutti. Alessandro Mella ha provato
a raccoglierne alcuni dei meno
noti, dei più curiosi, eppure non
meno eroici, in un volume, per
Marvia Edizioni, che si propone di
custodirne la memoria. Esempi tra
migliaia di esempi, spesso
dimenticati. Figure da ricordare
prima che l’oblio le porti via e
le disperda nei gironi danteschi
della grande storia. A completare
il libro, in appendice, alcune
parti speciali dedicate agli altri
veterani, alle Donne del
Risorgimento, alle medaglie di
questo periodo storico e al ruolo
di Garibaldi come alfiere dei
disabili e invalidi in Italia. Il
volume è aperto da un’introduzione
della dott.ssa Anna Poerio,
saggista, storica e nipote del
celeberrimo patriota Carlo. ALDO A. MOLA
VITA DI
VITTORIO
EMANUELE III -
IL RE DISCUSSO BOMPIANI STORIA
PAPERBACK
Uscita 26
aprile 2023
Pagine 592 + 8
TFT
Prezzo di
copertina: 22
€
Formato130.0 x
198.0
Isbn
9788830118942 Vituperato ed
amato,
vilipeso e
rimpianto,
Vittorio
Emanuele III
resta una
delle figure
in perpetua
discussione.
Così
storicamente
rilevante, e
per alcuni
così
ingombrante,
da
condizionare
perfino il
dibattito
storiografico,
da essere
spesso oggetto
di infelici e
poco
attendibili
paragoni e
parallelismi.
Ascese al
trono nel
luglio del
1900,
improvvisamente,
quando
l'anarchico
Gaetano
Bresci
assassinò suo
padre Umberto
I. Non volle
repressioni e
nemmeno
pompose e
fastose
cerimonie. Lo
Stato doveva
essere sobrio
e misurato e
lui era lo
Stato con
buona pace di
chi ne
contestò, si
vedano i
deputati
socialisti,
l’autorità nei
modi più
grotteschi.
Avviò,
d’intesa con
Giovanni
Giolitti, una
stagione
progressista e
di riforme e
rinnovamento,
sociale e
politico,
dando al paese
un periodo di
discreto
benessere o,
se non altro,
di concreto
miglioramento.
Seguirono anni
di guerre,
quella
italo-turca
del 1911-1912,
quella
mondiale del
1915-1918 che
visse al
fronte a
dispetto di
chi poi
l’accusò di
fellonia,
quella
Italo-Etiopica
del 1935-1936,
quella di
Spagna del
1936-1939,
quella
mondiale del
1940-1943 e
poi la guerra
di liberazione
nazionale del
1943-1946.
Fu anche al
centro di un
lungo momento
difficile per
la storia
europea con
gli stati
liberali, di
tradizione
ottocentesca,
in profonda
crisi e con
l’ascesa
inarrestabile
dei
totalitarismi.
Crisi
favorita, in
Italia, da una
classe
politica
sempre meno
lungimirante e
sempre più
provinciale ed
egoista.
Nel mezzo lui,
colpevole di
tutto, della
cosiddetta
“Marcia su
Roma”, del
primo governo
Mussolini
sostenuto
dalla fiducia
incassata alla
Camera ed al
Senato non
certo a
maggioranza
fascista,
delle
famigerate e
mai abbastanza
condannate
“leggi
razziali”,
della guerra e
poi
dell’armistizio
e della scelta
di garantire
la continuità
delle
istituzioni
accettando
anche l’amaro
calice
dell’essere
strumentalizzati
e non capiti.
Fiumi carsici
di parole, di
pagine vacue,
sono stati
scritti per
anni
coltivando il
mito assoluto
ed intoccabile
del “Quirinale
regio” come
del
parafulmine a
buon pro di
tanti altri.
Fu verità?
Aldo A. Mola,
storico dalla
bibliografia
di grande
importanza, ha
messo in
ordine fatti,
idee,
concetti,
documenti,
testimonianze
ed eventi in
una biografia
che nel
panorama
italiano
mancava da
troppo tempo.
Un’opera
ardua,
coraggiosa
perché non
scevra del
rischio di
subire gli
strali degli
indignati di
professione,
ma di valore
elevatissimo.
Il libro non è
un mero elenco
di eventi e di
date ma un
viaggio
attraverso la
vita e le
vicissitudini
di un uomo
che, come gli
antenati, ebbe
sulle spalle
il “brut
fardel –
brutto
fardello”
della corona.
Una figura
senza quei
poteri
assoluti che
alcuni
vorrebbero
attribuirgli,
fedele allo
Statuto nel
bene e nel
male, pronto
tuttavia ad
intervenire al
momento
opportuno e
possibile.
Il libro di
Mola, “Vita di
Vittorio
Emanuele III
1869-1947 Il
Re discusso”,
edito per
Bompiani, non
è opera per i
soli addetti
ai lavori ma
un volume alla
portata di
qualunque
lettore
proprio perché
esso scorre
rapidamente e,
senza
trascurare i
riferimenti
doverosi,
attraendo il
lettore con
una narrazione
mai stantia,
mai noiosa,
sempre vivace
e vibrante.
Ad aprire il
testo una
genealogia di
Casa Savoia
utile ad
orientarsi se
poco avvezzi
al tema ed una
preziosa
cronologia
introduttiva.
A questo
punto, e qui
c’è anche
l’originalità
della scelta,
la vita del
sovrano non
viene
ripercorsa
secondo lo
scorrere del
tempo ma a
comparti, a
temi, così da
coinvolgere il
lettore ed
introdurlo,
secondo uno
schema logico,
alla
comprensione
dei fatti. E
la lettura
diventa
rapidamente
coinvolgente,
a tratti
emotivamente
travolgente,
trainante il
lettore di
pagina in
pagina.
Fino alle
vicende legate
al ritorno in
Patria del
sovrano e
della Regina
nel dicembre
2017. Fino al
riposo supremo
nell’antica
Basilica
sabauda di
Vicoforte. Un
rientro
propiziato dal
Presidente
della
Repubblica
Sergio
Mattarella e
di cui Mola fu
protagonista
con la
Principessa
Maria
Gabriella di
Savoia.
Si dice che si
siano tre modi
di
approcciarsi
alla Storia:
leggerla,
scriverla
oppure farla.
Si può dire
che i fatti
dimostrarono
come sia il
protagonista
che l’autore
di questo
libro abbiano
incarnato e
vissuto tutte
e tre queste
possibilità.
La lettura di
questo libro
non è un
diletto
riservato a
pochi ma può e
deve essere
per tutti
perché la
storia della
più antica
dinastia
d’Europa è
retaggio di
qualunque
italiano.
Così le
vicende umane,
politiche e
storiche di
Vittorio
Emanuele III;
il terzo capo
di stato
dell’Italia
unita, il fine
numismatico,
il colto
bibliofilo e
tante altre
cose ancora
che i lettori
scopriranno,
perché
raramente
narrate prima,
tra le pagine
di questo
recentissimo
libro di Aldo
A. Mola. ALESSANDRO
MELLA Il
problema del
sistema
soccorso
nell’Italia
postunitaria e
giolittiana pp.
80 – Euro 12,00
Per ordini e informazioni:
marviaedizioni@marvia.it È
stato pubblicato, proprio
in questi giorni, il nuovo
volume del cav. Alessandro
Mella dedicato ad un tema
poco noto. Il titolo,
infatti, è “Il problema
del sistema soccorso
nell’Italia postunitaria e
giolittiana”. Tra la fine
dell’ottocento e gli anni
venti del novecento, in
Italia, furono numerose le
situazioni emergenziali e
calamitose che misero a
dura prova il Regio
Esercito, i Reali
Carabinieri, la Croce
Rossa, i Civici Pompieri e
così via. Inondazioni,
crolli, terremoti e
diversi altri gravi
sinistri furono portatori
di un costante dibattito
sulle carenze e le
limitazioni del Sistema
Soccorso italiano.
Polemiche che si
trascinarono sui giornali
e nelle aule parlamentari.
L’autore, partendo da
ricerche giovanili di
alcuni anni fa
opportunamente rivisitate,
migliorate ed aggiornate,
ha provato a ricostruire
le tappe che condussero ai
primi passi volti a dare
strutture organiche ed
omogenee e coordinamento
efficiente ai soccorsi in
caso di eventi disastrosi
nell’Italia postunitaria e
giolittiana. Un lungo
cammino senza il quale la
moderna protezione civile
non esisterebbe. Foto,
documenti, riferimenti e
vicende si seguono nel
volumetto che presto verrà
presentato in varie
località ed è facilmente
reperibile presso la
Marvia Edizioni o nei
consueti canali online. Il
libro non è il primo che
Alessandro ha dedicato a
questi periodi avendo già
dato alle stampe anni fa
un volume sulle origini
del Risorgimento in epoca
napoleonica e
carloalbertina ed un altro
sulle vicende del deputato
giolittiano Giovanni
Rastelli. Questa nuova
opera si onora, tra
l’altro, di ospitare
un’introduzione di Marco
Bussone presidente
nazionale Uncem. TITO
LUCREZIO RIZZO IL
CAPO DELLO
STATO DALLA
MONARCHIA ALLA
REPUBBLICA
(1848-2022) con prefazione e postfazione di Aldo A.
Mola Herald Editore
pagine 468
ISBN
9788864282916
€ 30,00
L’autore
di questo
volume è una
figura di rara
levatura. Non
solo sul piano
umano e
personale ma
anche dal
punto di vista
accademico,
culturale e
professionale.
I molti anni
passati a
stretto
contatto con
le
istituzioni,
la profonda
preparazione e
formazione
giuridica,
hanno permesso
a Tito
Lucrezio Rizzo
di affrontare
argomenti di
grande
importanza con
la consueta
chiarezza ed
un’invidiabile
capacità di
sintesi.
Del resto chi
ne conosce
l’abilità
oratoria od ha
letto le
relazioni da
lui realizzate
per convegni
ed eventi di
studio non
poteva avere
dubbi circa il
volume
recentemente
pubblicato per
Herald Editore
e dal titolo:
“Il capo dello
stato dalla
monarchia alla
repubblica
(1848-2022)”.
Una raccolta
di saggi
attraverso i
quali l’autore
permette di
effettuare un
viaggio ideale
che parte
dallo Statuto
Albertino e
dalle
traversie di
Carlo Alberto
per giungere
alla
rielezione al
Quirinale del
sen. Sergio
Mattarella.
Tutto questo
attraverso
alcuni
capitoli
introduttivi e
ad altri
dedicati ai
singoli
presidenti che
si sono
succeduti al
“Colle” dai
fatali giorni
seguiti ai
fatti del 1946
fino ad oggi.
Apre il volume
una serie di
profili dei Re
d’Italia opera
formidabile di
Aldo A. Mola
la cui
conoscenza del
tema è
indiscussa.
Mola parte,
tuttavia, in
modo
inconsueto per
la
storiografia
cui siamo
abituati
poiché egli
inizia dalla
figura proprio
di Carlo
Alberto che
non cinse la
corona
d’Italia ma
“visse” quella
di Sardegna in
modo tale da
rendere non
peregrino
annoverarlo
comunque tra i
sovrani
nazionali. Per
molti,
compreso lo
scrivente,
egli fu il
primo sovrano
d’Italia “de
facto”. Per lo
spirito
riformista ed
innovatore,
per il
coraggio
dimostrato nel
far propri i
sentimenti
“nazionali”
del suo tempo,
per la
personalità di
ampio respiro.
Mola poi
prosegue con
una rapida
analisi dei
successivi
sovrani
Vittorio
Emanuele II,
Umberto I,
Vittorio
Emanuele III
ed Umberto II
permettendo di
rimuovere quel
taglio netto
creato
nell’immaginario
collettivo e
contribuendo a
riallacciare
le istituzioni
del dopoguerra
con quelle che
unirono
l’Italia sotto
un’unica
bandiera. Ma
non solo, egli
spiega come
quei sovrani
avessero agito
nell’idea di
costruire le
istituzioni,
lo stato,
anche
attraverso
l’evoluzione
del paese, le
riforme
sociali,
l’emancipazione,
il
consolidamento
e progressivo
accrescimento
dello spirito
democratico e
della
partecipazione
della
popolazione
alla vita
politica del
paese ed in
sostanza
attraverso un
vero progresso
strutturale,
politico e
sociale.
Progressismo e
lungimiranza
nel senso più
elevato delle
espressioni.
A questa parte
seguono due
capitoli con
cui Tito
Lucrezio Rizzo
affronta la
complessa fase
di transizione
che portò
dalle
istituzioni
monarchiche a
quelle
repubblicane.
Momenti spesso
difficili cui
fecero
seguito,
tuttavia,
mutamenti
delle
strutture
istituzionali
ordinati ed in
continuità,
più di quanto
si possa
immaginare,
con quelle del
recente
passato che
andava
sfumandosi.
In questo
l’autore entra
anche nel
merito dei
poteri della
figura
presidenziale,
delle sue
prerogative,
dei suoi
limiti reali o
teorici, del
suo diritto ad
intervenire
nella vita
politica del
paese quando
l’esercizio
del suo
“potere
arbitrale”
diventa
necessario se
non
auspicabile.
E lo fa anche
attraverso una
serie di
profili, uno
per capitolo,
dedicati ai
capi di stato
repubblicani
che hanno
incarnato il
loro difficile
ruolo da
Enrico De
Nicola al già
citato Sergio
Mattarella.
Analisi
attente,
documentate,
frutto di un
ventennio di
studi,
ricerche ed
approfondimenti
cui Tito
Lucrezio Rizzo
ha dato tutto
se stesso con
la consueta
passione ed il
rigore
scientifico e
la serietà
d’intenti che
da sempre ne
contraddistinguono
l’opera.
Peculiarità di
questo volume,
come del resto
di ogni testo
da lui
redatto, è
sempre
l’analisi
rigorosa,
rispettosa
della verità
storica,
libera da ogni
pregiudiziale,
limpida nel
suo percorrere
i fatti senza
filtri
ideologici. A
volte,
perfino, con
un velo
d’emozione
tale da
permettere al
lettore di
ripercorrere i
fatti e gli
eventi con
un’inconsueta
serenità
interiore.
Preziosa per
studiare,
comprendere,
capire ed
approfondire
senza
giudicare e
senza moti di
rancore come
oggi,
purtroppo,
certi
revisionismi
tendono a
generare.
Questo
approccio è
prezioso ed in
Italia non
così comune
come si
potrebbe
immaginare.
Quello, per
intenderci,
dello storico
che
approfondisce,
studia,
ricerca,
esplora
archivi e
memorie, vie
nuove e poi
con
delicatezza
cerca di
raccontare,
spiegare,
divulgare
senza la
pretesa di
indottrinare o
condizionare
il libero
pensiero del
lettore.
In quarta di
copertina
leggiamo:
Attraverso i
Discorsi della
Corona da
Carlo Alberto
re di Sardegna
al Proclama
diretto da
Umberto II
alla partenza
dal suolo
patrio (13
giugno 1946),
il Mola
traccia un
panorama del
ruolo svolto
dai sovrani in
dialogo con i
governi e le
Camere. Essi
incitano
“politici” e
“colti” a
“fare lo
Stato” per
“fare gli
italiani”
tramite
scolarizzazione,
coscrizione
militare e
educazione
civica,
introdotta
nell’insegnamento
elementare dal
ministro
Michele
Coppino nel
1877, di
concerto con
il suo
successore
Francesco De
Sanctis. Ne
emerge il
ritratto,
spesso
inedito,
dell’“Italia
in cammino”
poi narrata da
Benedetto
Croce e da
Gioacchino
Volpe: un
percorso
discontinuo,
che alternò
conquiste
civili
mirabili e
pagine
tragiche.
L’eredità de i
Discorsi della
Corona è il
richiamo alle
radici etiche
della
“politica”.
La parte
relativa
all’età
repubblicana,
curata dal
Rizzo, è il
frutto di
circa
vent’anni di
studi e di
ricerche
bibliografiche,
archivistiche
dottrinali e
di stampa, con
il rigore
metodologico
necessario per
l’attendibilità
scientifica
sotto i
profili del
diritto, della
storia e della
politica; ma
al contempo
con il nitore
funzionale al
Lettore
comune.
Vengono
descritti i
poteri
presidenziali,
scolpiti nella
Costituzione
come raccordi
moralmente
autorevoli e
come momento
di sintesi
unitaria fra i
vari Organi
dello Stato.
Venuta meno la
c.d. Prima
Repubblica, il
Capo dello
Stato si è
trovato a
dover svolgere
una delicata
funzione di
“ricucitura
sartoriale”
fra elettori
ed eletti,
onde evitare
che la
protesta dei
cittadini
delusi dalla
politica,
potesse
involversi nel
qualunquismo
anti-politico
o,
addirittura,
in opzioni
eversive
dell’ordine
costituzionale.
Oggi ogni
esternazione
funzionale
alla garanzia
di equilibrio
fra i Poteri
dello Stato,
va considerata
come la forma
più alta ed
aggiornata del
ruolo che il
Presidente
della
Repubblica è
chiamato ad
interpretare –
sono parole
del
Calamandrei, –
come “viva vox
Constitutionis”.
Chiude il
volume un
testo di Aldo
A. Mola,
dedicato al
Quirinale, di
grande valore
simbolico. Un
palazzo
iconico,
custode di
secoli di
memoria, un
simbolo del
decoro e delle
istituzioni,
della storia
patria. Con i
suoi riti e le
sue immagini.
Arcaiche e
financo
anacronistiche
per alcuni
opinionisti
dediti alla
devastazione
quotidiana,
fondamentali e
preziose per
chi ha ancora
quel “senso
dello stato”,
di giolittiana
memoria, che
dovrebbe
accomunare
tutti e tutte
a prescindere
dalle visioni
politiche ed
istituzionali
di ognuno.
Con questo
libro Rizzo e
Mola
riallacciano
un filo
spezzato,
quello della
continuità
dello stato
unitario che
non nacque nel
1946 ma nel
1861. Con
premesse
gettate sui
campi di
battaglia del
1848-1849,
1859, 1860,
1866 e perfino
con l’impresa
di Crimea del
1855 e
soprattutto
con il vero
compimento
sancito
dall’ingresso
in Roma del
mai abbastanza
ricordato 20
settembre
1870.
In ultimo una
nota
significativa.
Il ricavato
delle vendite
del libro,
infatti, sarà
devoluto ad un
progetto
formativo
finalizzato a
prevenire i
fenomeni di
bullismo e
delinquenza
giovanile. Un
altro valore
aggiunto ad
un’opera di
grande
importanza che
si spera non
sfuggirà ai
lettori più
attenti e che
personalmente
mi sento di
raccomandare. AA. VV. a cura di Aldo Mola
Vittorio
Emanuele III –
Dalla riscossa
al governo
Mussolini
(1919-1922)
Gli atti dei
convegni di
Vicoforte in
un volume
curato da Aldo
A. Mola Editore:
BastogiLibri
Collana: De
monarchia
A cura di: A.
A. Mola
Data di
Pubblicazione:
6 ottobre 2023
EAN:
9788855012133
ISBN:
8855012134
Pagine: 272
Formato:
brossura Un
lungo percorso
di studio
quello
tracciato dal
prof. Aldo A.
Mola. Un
cammino che ha
permesso,
lungo anni di
lavoro, di
ripercorrere
il
pluridecennale
regno di
Vittorio
Emanuele III.
Un sovrano
amato e
vituperato,
poco studiato,
meno ancora
capito. Figura
di enorme
rilevanza
nella nostra
storia
nazionale e
forse proprio
per questo
oggetto di
vulgate
ingenerose. Un
parafulmine
comodo, il
Quirinale
sabaudo, per
chi dopo la
guerra dovette
rifarsi una
verginità
politica. La
corona fu il
comodo capro
espiatorio per
tutti, da
destra a
sinistra. Non
sarà mai
abbastanza
peregrino
ricordare le
parole che
Lucio Villari,
nel 2001 sul
Corriere della
Sera, dedicò
all’interpretazione
degli eventi
dell’8
settembre
1943: «Sono,
in proposito,
assolutamente
convinto che
fu la salvezza
dell'Italia
che il Re, il
governo e
parte dello
Stato Maggiore
abbiano
evitato di
essere
"afferrati"
dalla
gendarmeria
tedesca, e che
il
trasferimento
(il termine
"fuga" è,
com'è noto, di
matrice
fascista, però
riscuote
grande
successo a
Sinistra) a
Brindisi
gettò, con il
Regno del Sud,
il primo seme
dello Stato
democratico e
antifascista,
ed evitò la
terra bruciata
prevista, come
avverrà in
Germania,
dagli
alleati».
Nel corso di
questo ciclo
di studi sono
stati dati
alle stampe
diversi volumi
con gli atti
di questi
convegni.
Relazioni di
altissimo
livello, opera
di studiosi di
fama
nazionale,
esposte con
passione
autentica in
molti momenti
di incontro e
confronto. Ma
i convegni
resterebbero
come soffiar
di vento se ad
a quelle
conversazioni
non seguisse
il fissarne i
contenuti per
consegnarli
alla
perpetuità.
Ecco perché
stampare
volumi
contenti gli
atti ha
un’utilità
primaria.
Scopo di chi
si dedica agli
studi storici
non è solo
scoprire,
capire e
provare a far
capire, ma
anche
consegnare ai
posteri ed
alla
collettività
strumenti
utili a
confrontarsi
sul passato
con basi
sempre
rinnovate. Non
seguendo le
mode, i
revisionismi,
le vulgate di
comodo e del
rispettivo
momento ma
solamente
partendo dai
documenti,
dalle
testimonianze
e dalle fonti
progressivamente
resesi
disponibili.
Con questo
spirito,
ritengo, il
prof. Mola ha
voluto
raccogliere
questo fiume
carsico di
parole,
pensieri,
documenti e
concetti di
grande utilità
per studenti,
storici e
semplici
appassionati.
Ogni relazione
è come un
comparto che,
pur
collegandosi
idealmente
agli altri,
permette di
esplorare un
aspetto
singolarmente.
Approfondirlo,
rifletterci,
immergersi in
una costate ed
indispensabile
contestualizzazione.
Qualcosa che
la famigerata
“cancel
culture” sta
insidiando
rovinosamente.
Nel dettaglio
questo nuovo
libro,
introdotto
dall’elevatissima
prefazione di
SAR la
Principessa
Maria
Gabriella di
Savoia, figlia
del Re Umberto
II, è diviso
in due parti
distinte
relative ai
due diversi
convegni del
2021 e 2022.
Tenutisi in
Vicoforte ove,
avendo trovato
riposo le
salme di
Vittorio
Emanuele III e
di Elena di
Savoia nata
Principessa
del
Montenegro, le
riflessioni
sul tema
trovano
contesto
propizio.
Proprio a
Vicoforte, il
7 ottobre
2023, il prof.
Aldo A. Mola
ha voluto
consegnare
copia
dell’opera a
SAR il
Principe
Aimone di
Savoia.
Il nuovo
volume dal
titolo
“Vittorio
Emanuele III –
Dalla riscossa
al governo
Mussolini
(1919-1922)”
raccoglie in
272 pagine le
relazioni di
studiosi come
Gianpaolo
Ferrarioli, il
colonello
Carlo Cadorna,
Luca Giuseppe
Manenti, Aldo
G. Ricci, Tito
Lucrezio
Rizzo,
Gianpaolo
Romanato, il
generale
Antonio
Zerrillo,
Giorgio
Sangiorgi,
Raffaella
Canovi,
Massimo
Nardini, Dario
Fertilio e
dello stesso
Aldo A. Mola.
Immagini
d’epoca e
fotografie dei
convegni, dei
relatori ed
ospiti
completano la
ricchissima
opera. Un
libro che non
dovrebbe
mancare nelle
librerie degli
studiosi ed
appassionati
di storia.
Preziosissimi
l’indice dei
nomi e delle
illustrazioni
collocati in
chiusura del
volume. Dalla
“quarta di
copertina”
apprendiamo
che: «Il
volume
raccoglie gli
Atti dei
convegni di
studi svolti a
Vicoforte (CN)
nel 2021 su
"Il Re Soldato
per il Milite
Ignoto: la
riscossa della
monarchia
statutaria
(1919-1921)" e
nel 2022 su
"La crisi
politica
italiana del
1922". Nei
loro
contributi gli
autori
sintetizzano
ricerche
d'archivio
consegnate nel
tempo a saggi
e a volumi. La
serie dei
convegni ha
inteso
focalizzare
specifici
"momenti"
della prima
metà del
Novecento. I
"periodi"
individuati
non sono
tributo
convenzionale
a una data ma
costituiscono
una proposta
di percezione
della lunga
durata e dei
capisaldi
dello Stato
(la corona, il
parlamento, la
politica
estera, le
forze armate,
partiti
politici).
L'ampio
ventaglio di
temi messi a
fuoco nel
volume
evidenzia la
centralità
della
monarchia nel
regno d'Italia
e della
condotta del
Re. Senza
pretesa di
prevalere sui
luoghi comuni
stratificati
da decenni
nella
narrazione
mediatica, gli
atti dei
convegni qui
raccolti
offrono motivo
di
riflessione.
L'Italia che
ne emerge
risulta
protagonista
di una storia
dell'Europa
che nel 1914
imboccò la
discesa agli
inferi. Nel
suo ambito
Vittorio
Emanuele III
emerge
protagonista
della grande
storia, ancora
in attesa di
essere
compreso».
Con questa
nuova
pubblicazione,
questo
ulteriore ed
importante
frammento di
un cammino
speciale, il
prof. Mola
offre un altro
fondamentale
contributo
agli studi
storici ed
alle
riflessioni
sul passato
del nostro
paese e
quindi,
inevitabilmente,
anche sul
futuro che
abbiamo
davanti a noi. ARGENIO
FERRARI
“Lex et
Libertas in
Potestate
Regis” Prefazione di Aldo A. Mola
COLLANA: De
Monàrchia
F.to 17x24,
pp. 320, Euro
20,00
(Ed. 12/2021)
Cod. ISBN
978-88-5501-131-0 Sono
passati
diversi anni
da quando, al
Museo
Napoleonico di
Roma,
incontrai il
cav. dott.
Argenio
Ferrari.
Presentavo,
allora, il mio
libro sulle
origini del
Risorgimento
in epoca
napoleonica ed
i collegamenti
con la svolta
liberale di Re
Carlo Alberto.
Provai,
ovviamente, un
moto di
gratitudine ed
umana simpatia
quando mi fu
raccontata, in
poche parole,
la sua lunga
storia di
medico e di
appassionato
uomo politico.
Una vita
passata a
servire, con
ogni mezzo, il
suo ideale
monarchico in
tempo di
repubblica
quando, cioè,
proclamarsi
tale diventa
particolarmente
scomodo e
foriero di
svantaggi
considerevoli
nella vita
sociale e
professionale.
Ma il dott.
Ferrari non
temette mai,
come non teme,
i facili
giudizi ed i
pregiudizi
seguitando a
professare una
fede forte e
coraggiosa in
un’idea che ha
segnato tutta
la sua vita di
professionista
e patriota nel
senso più
elevato e
nobile
dell’espressione.
Uomo di
pensiero come
d’azione, egli
non ha mai
mancato di
esprimere
pensieri, idee
e soprattutto
proposte con
ogni forma di
comunicazione
disponibile
nei vari
momenti della
sua avventura
umana e
culturale.
Duellando con
direttori di
giornali, con
militanti
della sua
stessa fede ed
anche con
principi e
politici
blasonati
quando
necessario.
Nel suo volume
Argenio
Ferrari
raccoglie
un’ampia
documentazione
del suo
pluridecennale
impegno in
difesa di un
idealismo
vissuto come
missione. Non
solo umana e
personale ma
come servizio
ad una
collettività
che ha sempre
desiderato far
emancipare e
crescere in un
contesto
caratterizzato
dal più ampio
allargamento
di ogni forma
di libertà.
Libero da
cortigianerie,
interessi
particolari ed
ipocrisie,
Ferrari non
esita a
pubblicare
anche
incartamenti
potenzialmente
scomodi,
memorie
personali che
potrebbero
stridere con
la
memorialistica
di parte,
perfino
passaggi nei
quali si
evidenzia una
sua evoluzione
di prospettive
e speranze
alla luce
dell’evolversi
dei fatti di
fronte alla
sua persona.
Il coraggio di
mutare visione
quando
l’oggettività
dei fatti
sfida
l’emotività e
pone l’uomo di
fronte a
scelte
difficili.
Non nasconde
le speranze
perdute, le
disillusioni,
i sogni
caduti, ma
anche il
desiderio
crescente di
rinnovamento,
di ripresa
della lotta,
anche a costo
di severe
autocritiche
che egli
rivolge
coraggiosamente
al mondo
ideale/politico
ed al
paesaggio
umano cui
appartiene
orgogliosamente.
Scrive, ad
esempio, in un
noto
passaggio: «
Se non si
riesce
attraverso un
movimento
culturale di
vasta portata
a spiegare,
con umiltà e
competenza,
senza
trionfalismi e
senza
preconcetti,
la portata, i
risvolti, le
implicazioni,
il significato
stesso della
monarchia in
un Paese come
è l’Italia,
noi avremo
perduto una
guerra, già
largamente
perduta in
precedenti
battaglie. (…)
Noi dobbiamo
chiedere a noi
stessi dove
sono andati a
finire gli
undici milioni
di voti
monarchici del
1946 (…)».
Ed Argenio
Ferrari è un
uomo che può
permettersi il
lusso di
criticare,
proporre e
stendere
analisi anche
severe e
scomode, alla
luce
soprattutto di
una storia
personale che
gli permette
di vedere i
fatti, e
leggerne la
genesi, con
rigore.
Nato nel 1945
e da sempre
legato a
Colleferro,
medico
specialista in
Oncologia, con
quasi
cinquanta
pubblicazioni
a curriculum e
numerose
onorificenze,
egli vanta
anche una
lunga serie di
incarichi ed
imprese
politiche con
cui ha sempre
operato
nell’ambito
del
monarchismo
postbellico.
Sempre a viso
aperto, sempre
pronto a
esprimere
idee, proposte
ed opinioni
anche scomode.
Un impegno che
egli documenta
con una
raccolta di
documenti
inedita,
pulsante,
capace di
mostrare vizi
e virtù di un
mondo che in
questi ultimi
anni sembra
aver smarrito
un poco
l’orientamento
e le risorse
umane. Anche
di questo
Ferrari parla
con una
severità
fondata
sull’esperienza
e sui fatti
vissuti senza
esitare a
metterci la
faccia.
Il volume è
aperto dalla
prefazione di
Aldo
Alessandro
Mola,
presidente
della Consulta
dei Senatori
del Regno cui
il Ferrari
orgogliosamente
appartiene,
nella quale,
tra l’altro,
si legge: «Il
volume di
Argenio
Ferrari è un
cantiere
aperto, denso
di richiami
esoterici
proprio
perché, a
differenza di
altre forme di
Stato che si
propongono
come
‘contratto’ e
si risolvono
in una
logorante
contesa
quotidiana tra
istituzioni e
cittadini, la
Monarchia è un
Simbolo meta –
storico».
Un volume,
questo, che
non può
mancare nelle
biblioteche
dei cultori di
storia sabauda
le cui vicende
novecentesche
l’autore
esplora
soffermandosi
anche sulle
difficoltà e
le travagliate
fasi che
seguirono la
morte in
esilio di
Umberto II.
Con questo
libro Argenio
Ferrari
consegna un
archivio
prezioso agli
storici ed
agli
appassionati. AA.
VV. a cura di
Aldo Mola
Il Regno di
Vittorio
Emanuele III –
Gli Atti dei
Convegni Il
Capo di Stato
che più a
lungo ebbe
questo ruolo,
l’uomo che fu
al Quirinale
in quarantasei
anni densi di
guerre e
tragedie ma
anche di
incredibili
stagioni
riformiste e
libertarie
che,
purtroppo,
egli vide
sfumare sotto
i crescenti
colpi dei
nazionalismi e
dei
totalitarismi
e del loro
crescente
ascendente sui
popoli
d’Europa.
Amato e
vituperato,
assolto e
condannato,
giudicato e
forse mai del
tutto capito,
questo fu
Vittorio
Emanuele III.
Per nulla
arido come
molti vollero
dipingerlo,
basti
ricordare
l’amore
sincero per la
moglie Elena,
coltissimo ed
arguto, fine
numismatico,
brillante
poliglotta,
tacciato di
codardia da
chi non fu per
anni in
trincea come
lui.
Un personaggio
così complesso
da non
beneficiare,
al momento, di
vere biografie
a lui
dedicate.
Forse perché
troppo
impegnativo,
forse perché
sconveniente,
forse perché
gli storici si
dividono tra
chi ha il
coraggio di
scalfire
vulgate e muri
di gomma e tra
quelli che,
invece, si
accodano al
vento e lo
seguono per
seguitare a
galleggiare in
oceani
navigati in
sicurezza da
accademici
prezzolati.
In questo
contesto Aldo
A. Mola,
biografo
insuperabile
di Giolitti,
ha cercato di
portare un
contributo
concreto al
dibattito
storiografico
raccogliendo
in due volumi
gli atti dei
convegni sul
tema “Il regno
di Vittorio
Emanuele III”.
Tenutisi a
Vicoforte,
Cuneo, in un
percorso
triennale,
questi momenti
di confronto
hanno permesso
a numerosi
storici e
studiosi di
alta levatura
di analizzare
quei
tormentosi
quarantasei
anni di regno.
Il primo tomo
raccoglie, in
verità, una
panoramica più
ampia dei
recenti
convegni
organizzati da
diverse
associazioni
dedite agli
studi storici.
Nella prima
parte sono
state raccolte
le relazioni
del convegno
saluzzese del
2017 “Da
Caporetto alla
Vittoria”.
Seguono quelli
dei primi due
convegni di
Vicoforte
dedicati al
sovrano
sabaudo ed in
ultimo,
preziosa
integrazione
inattesa,
quelli del
convegno
“Dallo Statuto
Albertino alla
Costituzione
della
Repubblica”
che si svolse
al Museo del
Risorgimento
di Torino nel
2019. Momento,
quest’ultimo,
che si rivelò
molto
commovente
poiché, per
molti, si
trattò anche
dell’ultima
occasione per
salutare un
galantuomo che
si spense
pochi mesi
dopo. Il conte
Alessandro
Cremonte
Pastorello il
cui ricordo
vorrei
rinnovare.
Il primo
libro, dunque,
raccoglie in
quasi
cinquecento
pagine le
considerazioni,
i documenti, i
pensieri e gli
studi prodotti
da un numero
impressionante
di figure
importantissime
della
storiografia
italiana. Non
a caso sul
retro, sulla
quarta di
copertina, si
legge: «Il
lungo regno di
Vittorio
Emanuele III
(1900-1946) è
scandito in
tre età: da
Zanardelli a
Giolitti
(1900-1921),
dall’avvento
di Mussolini
all’Impero
(1922-1937),
dalla
crescente
ostilità del
Partito
fascista
contro la
monarchia sino
al vortice
della guerra e
all’abdicazione
(1938-1946).
Tra il 1900 e
l’insediamento
di Mussolini
si
susseguirono
venti governi
presieduti da
dodici diversi
uomini
politici. Tra
loro spiccò
Giovanni
Giolitti,
cinque volte
alla guida
dell’esecutivo
(1903-1921).
Primo di due
libri sul
regno di
Vittorio
Emanuele, il
volume
comprende
saggi di Carlo
Cadorna,
GianPaolo
Ferraioli,
Dario
Fertilio,
Federico
Lucarini, Luca
G. Manenti,
Aldo G. Ricci,
Tito L. Rizzo,
Gianpaolo
Romanato,
Angelo G.
Sabatini,
Giorgio
Sangiorgi,
Claudio
Susmel, Enrico
Tiozzo, Romano
Ugolini e
Antonio
Zerrillo. Essi
documentano la
centralità del
Re
nell’ordinamento
monarchico
parlamentare e
l’intervento
personale del
sovrano nelle
decisioni
fondamentali
dell’età che
vide l’Italia
tra le Grandi
Potenze».
Il secondo
tomo, edito
proprio sul
finire del
2021, completa
il primo
rendendo
disponibili
gli atti del
terzo convegno
tenutosi a
Vicoforte
nell’ottobre
2021.
Un incontro
difficile,
impegnativo,
finalizzato ad
analizzare gli
anni più
difficili
della stagione
di Vittorio
Emanuele III e
cioè quelli
che lo videro
mostrare il
suo dissenso
di fronte
all’avvicinamento
del regime
alla Germania
nazionalsocialista,
la sua
repulsione per
le Leggi
Razziali
manifestata
con tale
vigore da
portare
Mussolini alla
collera più
viva come ben
testimoniò
Galeazzo Ciano
del suo
celeberrimo
diario, il
tentativo di
far pressioni
anche su
quest’ultimo
per evitare la
guerra ed
infine la
necessità di
prendere in
mano la
situazione per
liquidare il
fascismo e
segnare la
svolta. Svolta
che fu tutta
frutto della
sua
iniziativa. Il
trasferimento
al Sud,
bollato come
fuga
dimenticando
che fu un
passaggio
fondamentale
per permettere
al Regno del
Sud di avviare
il riscatto
nazionale a
fianco delle
truppe alleate
belligeranti
in Italia. Ed
infine la
partenza
volontaria,
dopo
l’abdicazione,
per l’Egitto
ove morì da
cittadino
italiano
ancora nel
pieno dei
propri
diritti. Anche
qui giova
riportare, a
beneficio del
lettore, il
testo della
quarta di
copertina:
«Tra il 1938 e
il 1947
l’Italia visse
vicende
convulse e
mutamenti
profondi:
l’avvicinamento
ideologico del
regime
fascista al
nazionalsocialismo
hitleriano,
l’alleanza
militare di
Roma con
Berlino,
l’intervento
del 10 giugno
1940 nel
confitto
europeo, dal
1941 mondiale,
il collasso
bellico nel
1942-1943, la
revoca del
“duce” da capo
del governo
per iniziativa
del Re,
l’avvento di
Badoglio e la
disintegrazione
del regime
fascista,
l’armistizio
del 3-29
settembre
1943,
l’occupazione
del territorio
nazionale da
parte degli
eserciti degli
Stati in
guerra, la
nascita della
Repubblica
sociale
italiana
estesa dal
Lazio alle
Alpi e la
contrapposizione
anche armata
di italiani su
diversi
fronti, mentre
imperversavano
la
persecuzione e
la
deportazione
degli ebrei
italiani e di
antifascisti
in campi di
sterminio e
l’internamento
di militari
italiani in
Germania. Il
22 aprile 1944
Vittorio
Emanuele III
annunciò il
trasferimento
dei poteri
della Corona
al figlio
Umberto,
Luogotenente
del Regno
dalla
liberazione di
Roma;
seguirono la
fine della
guerra in
Europa,
l’indizione
del referendum
istituzionale
e l’elezione
dell’Assemblea
costituente,
l’abdicazione
del Re e la
sua partenza
per l’Egitto
(9 maggio
1946) e il
cambio della
forma dello
Stato (13
giugno).
Mentre
incombeva il
Trattato di
pace, tra
crisi
economica e
sociale senza
precedenti
presero corpo
riscossa
morale e nuovi
assetti
politici e
civili. Quel
turbinoso
decennio si
chiuse con la
morte di
Vittorio
Emanuele III
ad Alessandria
d’Egitto. Il
decennio più
tragico della
storia
d’Italia è
proposto in
saggi
innovativi da
Carlo Maria
Braghero,
Carlo Cadorna,
Giuseppe
Catenacci,
GianPaolo
Ferraioli,
Luca G.
Manenti,
Alessandro
Mella, Aldo A.
Mola, Rossana
Mondoni, Aldo
G. Ricci, Tito
Lucrezio
Rizzo,
Giampaolo
Romanato,
Giorgio
Sangiorgi,
Cristina
Vernizzi e
Antonio
Zerrillo».
Gli atti dei
convegni qui
presentati
sono, a tutti
gli effetti,
una vera opera
omnia sui
primi decenni
del novecento
attraversati
grazie ai
testi di
storici
valenti
impegnatisi a
sviscerare
punti di vista
e prospettive
talvolta
inedite e
trascurate
quando non
sepolte
dall’oblio
ingeneroso
della storia.
Con la loro
armonizzazione,
in due tomi
pregevoli,
Mola ha preso
questo corposo
lavoro a più
mani e ne ha
tratto un
prezioso
giacimento da
sondare,
esplorare e
scoprire. Un
regalo
straordinario
per gli
storici e gli
appassionati.
Volumi che,
nelle loro
biblioteche,
non potranno
certamente
mancare.
IL REGNO DI
VITTORIO
EMANUELE III (1900-1946) I -
DALL’ETÀ
GIOLITTIANA AL CONSENSO
PER IL REGIME
(1900-1937)
A cura di Aldo
A. Mola
COLLANA: De
Monarchia
F.to 17x24,
pp. 448, Euro
28,00
(Ed. 10/2020)
Cod. ISBN
978-88-5501-040-5
IL REGNO DI
VITTORIO
EMANUELE III (1900-1946) II- GLI
ANNI DELLE
TEMPESTE MEDITAZIONI,
RICORDI E
CONGEDO
(1938-1946)
A cura di Aldo
A. Mola
COLLANA: De
Monarchia
F.to 17x24,
pp. 288, Euro
20,00
(Ed. 12/2021)
Cod. ISBN
978-88-5501-105-1 ANTONELLA
FILIPPI
“Giolitti a
Bardonecchia” I
Quaderni di
Bardonecchia
Per
molti anni la
figura di
Giovanni
Giolitti ha
subito una
sorta
d’infausto ed
ingrato oblio.
Fatta
eccezione il
celebre volume
di Nino
Valeri, poca
attenzione
produsse negli
storici del
dopoguerra il
più grande
statista
dell’Italia
postunitaria.
La vita e le
vicende di
Giolitti
rimasero a
lungo un
argomento
elitario, per
pochi, e
liquidato nei
libri di testo
scolastici con
pochi
sintetici
paragrafi
quasi mai
generosi nei
suoi
confronti.
Perché la sua
figura
trovasse
finalmente la
dovuta
valorizzazione
ci vollero gli
studi e la
divulgazione
portata avanti
per molti anni
da storici di
primissimo
valore e con
una certa dose
di coraggio.
Primo tra
tutti il prof.
Aldo A. Mola
che ne è
diventato, per
meriti
acquisiti
davvero sul
campo, il più
celebre
biografo.
Per fortuna
oggi la figura
del più volte
ministro e
presidente del
consiglio sta
progressivamente
assumendo la
giusta
posizione che
merita nella
storiografia e
nella memoria
nazionale.
Ne sono prova
i convegni, le
pubblicazioni,
gli articoli
ed anche le
prime
manifestazioni
di attenzione
e sensibilità
che gli
vengono
rivolte dalle
istituzioni
locali e
nazionali.
Giovanni
Giolitti
percorse la
via che
Camillo Cavour
aveva
prematuramente
lasciato. Se
il secondo,
infatti, aveva
concorso, con
la sua astuzia
politica e
diplomatica,
ad unificare
la penisola
italiana sotto
un unico
stato, il
primo fu di
quello “Stato”
il vero
edificatore e
consolidatore.
E quando il
fascismo e la
morte
interruppero
l’opera del
politico
piemontese le
esperienze ed
il valore di
quel vissuto
non andarono
persi perché
da lì, in
parte, partì
invece il
cammino di
Luigi Einaudi.
Un filo
conduttore che
lega queste
tre grandi
figure.
Questa lunga
premessa non
poteva mancare
per spiegare
le ragioni per
le quali
bisogna
rallegrarsi di
ogni voce
pronta a
restituire
memoria a quel
prodigioso
esempio di
spirito
liberale cui,
forse, i
politici di
oggi
dovrebbero
fare maggior
riferimento.
Ad aiutarci
nella
riscoperta di
Giovanni
Giolitti
giunge,
piacevolmente
e del tutto
inattesa,
un’opera che
presenta, a
modesto avviso
dello
scrivente,
molti aspetti
degni di
attenzione e
menzione.
Premetto che
da sempre sono
stato un
accanito
sostenitore
del valore
della
storiografia
“locale” che
molti reputano
ingiustamente
“minore”. Non
solo ritengo
che non lo sia
ma sono
convintissimo
che sia un
modo, un
vettore, per
avvicinare le
persone e la
gente comune
ai grandi
temi.
Rievocare,
infatti, la
memoria di
fatti e figure
strettamente
legati ad uno
specifico
territorio
impone allo
studioso di
dar loro
un’adeguata
collocazione e
contestualizzazione
nel quadro
della storia
di più ampio
respiro.
Di
conseguenza,
nel leggere
vicende che
sente in
qualche modo
fisicamente
vicine, il
lettore
finisce per
immergersi nei
grandi temi
attraverso un
percorso
comunicativo
più leggero,
famigliare, di
più facile ed
immediato
approccio.
Ecco perché
l’opera di
Antonella
Filippi,
dedicata agli
anni passati
da Giolitti a
Bardonecchia,
magnifica
località
alpestre
piemontese, è
apparsa subito
preziosa ai
miei occhi.
Maggiormente
quando,
sfogliandola,
ho avuto di
scoprire come
gli enti
locali abbiano
saputo,
lodevolmente
occorre
riconoscerlo,
rievocare la
memoria degli
“anni
giolittiani”
anche
attraverso un
percorso
turistico a
“tappe”. Un
cammino
turistico che
si avvale di
pannelli
esplicativi
muniti delle
più moderne
tecnologie.
Turismo e
cultura, con
un’attenzione
di non
secondaria
importanza ai
modi di
comunicare ed
informarsi
delle moderne
generazioni.
Ma torniamo al
volume. Il
testo si apre
con una
prefazione
della
dottoressa
Chiara
Rossetti,
assessore alla
cultura del
comune di
Bardonecchia,
la quale
rievoca
l’opera
compiuta per
poter
realizzare il
percorso che
valorizza la
figura di
Giolitti nella
celebre
località di
villeggiatura
che concorre
ad
amministrare.
Segue quindi
l’introduzione
del prof. Aldo
A. Mola il
quale,
certamente,
non avrebbe
bisogno di
presentazioni
e sicuramente
appare agli
occhi dei
cultori della
materia come
il maggior
esperto e
promotore
degli “studi
giolittiani”.
Scrive, tra
l’altro, Mola:
«La
professoressa
Filippi
documenta che
coniugò
(Giolitti nda)
felicemente il
rango e i
munera di
Statista sommo
della Nuova
Italia con la
vita privata,
all’insegna
del “senso
dello Stato”,
patrimonio
precipuo
consegnato dal
Vecchio
Piemonte al
Regno
d’Italia. Uno
stile
sintetizzato
nelle formule
“venta governè
bin” ed
“esageroma
nen”. Sono i
criteri che
ispirano la
felice
narrazione di
Giolitti a
Bardonecchia
(…)».
Il libro
prosegue con
una serie di
capitoli,
riccamente
illustrati, in
cui l’autrice
racconta, con
ampio supporto
documentale, i
periodi
passati dallo
statista a
Bardonecchia,
la sua
residenza oggi
purtroppo
perduta, i
locali
frequentati,
il modo di
allestire le
strutture e
gli “uffici”
necessari a
non perdere il
contatto
costante con i
ministeri a
Roma. Ma anche
il suo amore
per la
montagna e per
quel Piemonte
nel quale egli
aveva le sue
radici. E
soprattutto
quella
costante
fondamentale
nello studio
di Giolitti:
il rapporto
con
l’amatissima
moglie Rosa
detta Gina.
Ma dalla
lettura
emergono anche
l’entusiasmo
popolare per
quell’illustre
villeggiante e
l’orgoglio di
un’intera
comunità che
sentiva
l’arrivo di
Giolitti come
un onore
impagabile di
cui fregiarsi
come d’un
onorificenza.
L’opera,
piacevolissima
nella lettura,
va
concludendosi
percorrendo
gli omaggi che
gli furono
resi, le opere
assistenziali
dedicate alla
sua figura,
tutto ciò che
fu voluto in
suo nome ed
onore.
È in questo
che le pagine
del libro,
così dense di
passione ed
emotività,
assumono un
valore che va
ben oltre i
confini
regionali
piemontesi.
Esse
raccontano una
lunga storia
che ha
condizionato
quella di
tutto il
nostro Paese
anche
attraverso i
giorni
alpestri che
il nostro
Giovanni
Giolitti visse
tra le
montagne
affascinanti
ed i sentieri
montani di
Bardonecchia.
Ove
passeggiava,
camminatore
infaticabile,
immerso in
chissà quanti
pensieri,
sogni,
speranze e
progetti. Nel
volume della
dottoressa
Filippi c’è un
pezzo d’anima
di Giolitti e
quindi anche
un pezzo di
noi e delle
nostre più
belle origini.
SERGIO
TURTULICI
Giovanni
Giolitti –
Liberale una
specie perduta prefazione di Aldo Mola
Lar Editore
Agosto 2022
ISBN
9788831236881
Pagine 218 I libri di testo liquidano Giolitti con poche
pagine spesso
severe. Quasi
fosse un
soffio nella
grande storia
nazionale
invece del
grande
statista che
fu al punto da
dare il nome
ad un epoca.
Ma non dimeno
di opere su di
lui ne sono
state
pubblicate
molte grazie a
storici,
studiosi e
ricercatori.
Chi, quindi,
non ha
confidenza con
il tema
potrebbe
chiedersi
perché
dedicargli un
altro libro
dopo le
biografie di
Nino Valeri
prima e di
Aldo
Alessandro
Mola poi. Il
fatto è che lo
statista
piemontese, ma
italiano di
spirito e con
una visione
europea, non
poteva non
suscitare a
lungo la
passione e la
curiosità
degli storici
e dei
divulgatori.
Per Lar
Editore, una
coraggiosa
casa editrice
della Val
Chisone
condotta da
Andrea
Garavello, ha
scritto un
interessante
volume
sull’argomento
Sergio
Turtulici. Il
libro ospita
un’importante
prefazione
proprio di
Aldo A. Mola.
In prima
battuta il
libro può
sembrare
indulgente
verso certi
revisionismi
antiunitari ma
la verità è
un’altra e ben
si evince da
una delle
dediche
dell’autore
che va proprio
a quel
Piemonte che
seppe “fare
l’impresa”. Se
Turtulici,
siciliano
d’origine e
piemontese
d’adozione, si
pone con
garbata
severità verso
il processo
unitario ciò
avviene in
funzione
dell’inquadramento
storico che
egli sembra
voler dare
così da
condurre il
lettore
all’Italia del
tempo, fragile
e divisa, che
Giolitti
concorse ad
unificare
attraverso la
costruzione
dello stato e
delle
istituzioni. E
forse questo è
il messaggio
più forte che
l’autore manda
a chi legge.
Attraverso una
personalità
complessa ma
al tempo
stesso sobria
e misurata,
tramite
il rigoroso
rispetto delle
istituzioni,
passando per
la devozione
alla monarchia
ed alla
patria,
Giolitti seppe
dare un
importante
contributo in
tempi
tormentosi. E
quanto il suo
contributo
fosse di
primaria
importanza si
comprende
benissimo nel
vedere come le
vicende
nazionali si
evolsero dopo
il graduale
eclissarsi
della sua
straordinaria
figura di uomo
e di statista.
Turtulici non
si ferma al
fatale 1928,
anno della
scomparsa
dello statista
nativo di
Mondovì, ma
prosegue con
un’analisi
attenta di
quanto venne a
seguire
inoltrandosi
fino alla
stagione
postbellica e
repubblicana.
Ed è
un’analisi
impietosa,
severa, eppure
così vicina al
vero da far
male. Perché
le grandi
verità spesso
sono dolorose.
Un lunga
decadenza, le
sfide perdute,
le illusioni
cadute che
fremono tra le
righe
dell’autore
che esplora i
tempi anche
con una
sottile
critica del
mondo
liberale.
Disperso,
litigioso,
incapace di
ritrovare il
collante
politico del
passato.
Quella di
Sergio
Turtulici non
è, quindi, una
biografia di
Giolitti fine
a se stessa ma
scritta per
dare
all’autore
l’occasione di
fare dei
paragoni e
tirare le
somme del
Novecento
italiano
partendo dalle
radici
ottocentesche.
Mi si potrebbe
osservare che
lo stesso
potrebbe aver
travalicato
gli argini per
sconfinare
nell’opinione,
nella
percezione
personale,
nella visione
pro domo sua.
Non credo sia
questo il
punto perché
lo storico ed
il divulgatore
leggono,
studiano,
provano a
capire e poi
raccontano. E
nel raccontare
non possono
esimersi
dall’esprimere
ragionamenti e
pensieri.
Talvolta
occorre
coraggio per
esplorare la
storia e
criticarla,
Turtulici l’ha
avuto
senz’altro.
Anzi questo
disincanto
dell’autore,
questo suo
sentire,
questo suo
potente
desiderio di
trasmettere
sensazioni,
par essere il
vero valore
aggiunto del
volume.
Passaggi che,
intendiamoci,
si possono
condividere o
meno ma che
fanno sentire
la passione
sincera di chi
queste pagine
le ha scritte
con animo
vibrante.
Pagine, queste
dedicate a
Giolitti, che
proprio agli
occhi dei
liberali
dovrebbero
sembrare una
sveglia di
fronte alla
stasi ormai
decennale,
alla
rassegnazione,
all’uso
improprio di
un aggettivo
di cui tutti
si fregiano
senza impegno.
“Liberale? Sì,
come tutti, ma
non esercito”.
NICO
PERRONE
Il realismo di
De Gasperi.
Fanfani invece
vuole i
missili
americani. Editore:
BastogiLibri
Collana: Lo
Stato
Anno edizione:
2022
Pagine: 144
p., Brossura.
EAN:
9788855011396 Sarà forse perché
i libri di
testo di
scuola, almeno
per la mia
generazione,
tendevano a
fermarsi al
1946, sarà
perché noi
italiani non
abbiamo a
cuore la
genesi dei
problemi
dell’attualità
politica, ma
resta il fatto
che gli anni
che seguirono
la fine del
secondo
conflitto
mondiale
sembrano aver
sempre trovato
attenzione non
sufficiente
nel nostro
paese. Quasi
il 1946 fosse
una sorta di
limite
invalicabile
oltre il quale
si ritiene
sconveniente e
forse
proibitivo
inoltrarsi.
Per fortuna,
tuttavia, gli
storici hanno
lavorato
molto,
esplorato e
sondato con
pazienza,
anche quei
momenti così
lontani e così
vicini al
tempo stesso.
A riprova di
questo è stato
recentemente
pubblicato il
saggio di Nico
Perrone dal
titolo “Il
realismo
politico di De
Gasperi –
Fanfani invece
vuole i
missili
americani”. Il
lettore,
leggendo
questo nome,
sarà portato a
pensare alle
rievocazioni
che spesso
vengono fatte
di un
personaggio
molto citato
ma in verità
molto poco
conosciuto.
Eppure questo
volume ha un
primissimo
pregio che
pochi forse
coglieranno da
principio:
l’impiego di
documenti
storici
inediti
provenienti da
archivi
nazionali ed
esteri. Non,
quindi, il
solito
rimestare del
già scritto ma
ciò che uno
storico di
valore ritiene
dovere etico:
scendere negli
archivi e
scoprire quel
che nessuno ha
letto, detto e
raccontato.
L’autore
ripercorre la
vicenda umana
e storica
dello statista
partendo dalla
sua giovinezza
nell’Impero
d’Austria,
parlamentare
austro-ungarico,
epoca a cui
risale la sua
primaria
formazione.
Attraverso il
periodo
bellico e la
guerra di
liberazione
nazionale, ne
scruta
l’ascesa
politica ed il
ruolo negli
anni che
seguirono il
conflitto.
Degasperi
guida il
paese, da
presidente del
Consiglio dei
Ministri e
ministro degli
esteri,
al tempo dei
trattati di
pace,
un’Italia
comunque
sconfitta ed
il cui impegno
nella guerra
di liberazione
non sembra
trovare i
riscontri
sperati, negli
anni in cui il
rischio di
finire
nell’orbita
sovietica
sembra ancora
essere
altissimo.
Cerca di
mantenere un
equilibrio per
poi dare una
direzione
atlantica
precisa
aderendo
formalmente
alla Nato nel
1949. Perché
questa scelta?
In parte la
risposta
emerge in
alcune lettere
che Paolo
Emilio Taviani
fece pervenire
all’autore del
volume nel
1991: “Circa
le possibili
invasioni
dell'Italia,
anche dopo il
18 aprile
1948, abbiamo
oggi le
testimonianze
di autorevoli
dirigenti di
Paesi
dell'est.
Posso dirle
che da parte
della
dirigenza
governativa
alla quale ho
sempre
partecipato si
pensava che
fosse del
tutto
improbabile
una invasione
unilaterale
dopo il 1948.
Era invece
possibile che
scoppiasse la
guerra. E il
pericolo reale
vi fu nel
1950, nel
1956, nel 1962
(gravissimo,
evitato per
poche ore),
nel 1968. In
tal caso gli
Stati Uniti
non avrebbero
usato la bomba
strategica e
sarebbe
risultata
inevitabile
l'occupazione
in Europa fino
ai Pirenei e
in Italia fino
all'Aspromonte
(…). Il
pericolo del
1962 era
effettivamente
legato alla
vicenda dei
missili di
Cuba il 27-28
ottobre 1962:
la mattina del
28 ottobre
siamo stati a
due ore dalla
guerra, che
sarebbe
inevitabilmente
scoppiata”.
Alla svolta
atlantica di
Degasperi
segue, poi, la
politica
ancora più
determinata di
Amintore
Fanfani.
Proprio lui,
infatti,
giunse ad uno
sconcertante
“accordo” con
gli Stati
Uniti per
l’installazione
dei missili
Jupiter sul
territorio
italiano.
Vicenda di cui
si fece
convinto
sostenitore.
Il tutto da
compiersi più
o meno alle
spalle del
parlamento
esattamente
come, in modo
non meno
sconcertante,
fu concordato
il Patto di
Londra del
1915. La
storia si
ripete con
tutte le sue
conseguenze ed
i pericoli che
seguono i
gesti
avventati.
Il libro è
aperto da una
preziosa e
dettagliata
prefazione di
Aldo A. Mola,
uno dei pochi
storici che
mai ha
trascurato il
dopoguerra
italiano
prodigandosi,
anzi, per
riallacciarlo
a quel passato
recente cui è
fatalmente
collegato.
Un’opera,
quella di Nico
Perrone, che
non può e non
deve mancare
nella libreria
degli studiosi
e degli
appassionati
perché
permette di
capire,
comprendere,
conoscere,
l’origine di
questioni e
problemi il
cui peso e la
cui importanza
non sono
retaggio del
passato ma
stretta,
strettissima,
attualità
storica e
politica. ALESSANDRO MELLA 150
anni di
solidarietà -
Appunti di
storia della
Società di
M.S. di San
Carlo Canavese Sono
passati anni e
decenni da
quando, nel
1874, un
piccolo gruppo
di sancarlesi
decise di
fondare la
Società
Operaia di
Mutuo Soccorso
di San Carlo
Canavese. Un
lungo percorso
in cui mille
cose sono
accadute e
spesso la
grande storia
ha incontrato
quella degli
umili, delle
persone
comuni,
stravolgendone
le vite ma non
gli ideali ed
i valori.
Guerre,
sciagure,
mutamenti, non
hanno mutato
lo spirito
originale che
ancora oggi
vive in quella
cooperativa
che i
sancarlesi
affettuosamente
chiamano “la
Socia”. Una
realtà che, in
occasione del
suo
centocinquantesimo
compleanno, ha
voluto
raccogliere
memorie,
documenti ed
aneddoti in
questo volume.
Per consegnare
ai posteri
pagine da non
dimenticare.
ALESSANDRO
MELLA Eroi con le stellette
Storia e storie di soldati italiani ISBN
9788889089958
Brossura, formato 17x24 cm,
444 pagine in b/n,
€ 25,00.
Soldati,
partigiani, ufficiali, soccorritori,
carabinieri, vivandiere e patriote,
garibaldini, marinai, aviatori, pompieri,
sommergibilisti e tanti altri ancora. Questo è
il paesaggio umano che riempie le pagine di
“Eroi con le stellette – Storia e storie di
soldati italiani”, il volume in cui Alessandro
Mella ha raccolto, per Marvia Edizioni, una
parte di vent’anni di studi. Un panorama
dell’Italia dell’Ottocento e del Novecento, il
nostro paese visto attraverso gli occhi di
grandi eroi della straordinarietà e non meno
grandi eroi della quotidianità. Alcuni noti ed
altri quasi sconosciuti. Uomini e donne che
con il proprio coraggio, con l’abnegazione,
con il senso del dovere, hanno concorso a fare
dell’Italia un paese libero e migliore. Tante
piccole storie incastonate, come gemme, nella
più grande storia. Raccontate con passione
perché l’oblio non se le porti via. Il volume
è aperto da una prefazione di SAR il Principe
Aimone di Savoia e da un’introduzione di
Francesco Garibaldi Hibbert nipote del
celeberrimo Eroe dei Due Mondi. FRANCO RESSICO CARLO CADORNA (1809-1891)
UNO STATISTA DEL RISORGIMENTO
CON E OLTRE CAVOUR
Prefazione di Aldo A. Mola
COLLANA: De Monarchia
F.to 17x24, pp. 288, Euro 18,00
(Ed. 11/2020) Cod. ISBN 978-88-5501-075-7
IL TESTO E L’AUTORE
La figura di Carlo Cadorna (1809-1891)
percorre tutta la vicenda risorgimentale, ed è
strettamente connessa con la storia dell’unità
d’Italia. Fratello del più noto generale
Raffaele, l’uomo di Porta Pia, ha avuto un ruolo
maggiore sul piano politico e diplomatico.
Eletto giovanissimo nel primo Parlamento
subalpino e riconfermato deputato per sei
legislature, e poi senatore, fu Ministro nel
Gabinetto Gioberti-Chiodo e Ministro al campo
durante la battaglia di Novara; alla vigilia
della seconda guerra di Indipendenza fu chiamato
per il dicastero della P.I. nel Grande Ministero
Cavour, e anni dopo agli Interni nel 2°
Menabrea; dopo la missione come ambasciatore a
Londra, durante il delicato periodo della guerra
franco-prussiana e la presa di Roma, per sedici
anni ricoprì l’incarico di Presidente del
Consiglio di Stato, venendo ad esercitare una
funzione moderatrice e quasi di indirizzo per il
Parlamento e all’azione dei Governi.
Sinceramente cattolico nella vita privata e
liberale in politica, per la profonda
preparazione giuridica e dirittura morale gli
furono affidati i progetti di legge per le
riforme amministrative dello Stato e le delicate
questioni legate ai rapporti con la Chiesa e al
potere temporale del papato, che trattò da
stimato interprete della formula cavouriana
“Libera Chiesa in Libero Stato”, risultando uno
dei più importanti ispiratori della politica
ecclesiastica dello Stato liberale.
FRANCO RESSICO (n.
1930) dopo gli studi classici ha insegnato
lettere nel Ginnasio-Liceo dell’Istituto Santa
Maria di Verbania, interessandosi nel contempo
di storia locale, per la quale, oltre ad
articoli pubblicati sulla stampa del territorio,
si è impegnato a sensibilizzare i propri
studenti e generazioni di giovani che negli anni
ha avvicinato in un servizio educativo mirato
alla maturazione umana, all’impegno civile e
alla solidarietà. Aa. Vv. IL REGNO DI VITTORIO EMANUELE
III (1900-1946)
I - DALL’ETÀ GIOLITTIANA AL CONSENSO PER
IL REGIME (1900-1937)
A cura di Aldo A. Mola
COLLANA: De Monarchia
F.to 17x24, pp. 448, Euro 28,00
(Ed. 10/2020) Cod. ISBN 978-88-5501-040-5
IL TESTO L’ASCESA DELL’ITALIA A GRANDE
POTENZA (1900-1937) Il lungo regno di
Vittorio Emanuele III (1900-1946) è scandito in
tre età: da Zanardelli a Giolitti (1900-1921),
dall’avvento di Mussolini all’Impero
(1922-1937), dalla crescente ostilità del
Partito fascista contro la monarchia sino al
vortice della guerra e all’abdicazione
(1938-1946). Tra il 1900 e l’insediamento di
Mussolini si susseguirono venti governi
presieduti da dodici diversi uomini politici.
Tra loro spiccò Giovanni Giolitti, cinque volte
alla guida dell’esecutivo (1903-1921). Primo di
due libri sul regno di Vittorio Emanuele, il
volume comprende saggi di Carlo Cadorna,
GianPaolo Ferraioli, Dario Fertilio, Federico
Lucarini, Luca G. Manenti, Aldo G. Ricci, Tito
L. Rizzo, Gianpaolo Romanato, Angelo G.
Sabatini, Giorgio Sangiorgi, Claudio Susmel,
Enrico Tiozzo, Romano Ugolini e Antonio
Zerrillo. Essi documentano la centralità del Re
nell’ordinamento monarchico parlamentare e
l’intervento personale del sovrano nelle
decisioni fondamentali dell’età che vide
l’Italia tra le Grandi Potenze.
Aldo A.
Mola
Luigi Cadorna,
Carlo Cadorna Caporetto?
Risponde Luigi Cadorna.
Le argomentazioni del Generale Luigi Cadorna
in risposta alla commissione d'inchiesta,
rivisitate oggi dal nipote Carlo
Editore: BastogiLibri
Collana: De monarchia
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 30 novembre 2020
Pagine: Brossura
EAN: 9788855010894
Nel Centenario della Grande Guerra sono
riecheggiate vecchie polemiche contro il
Generale Luigi Cadorna, Comandante Supremo
(1914-1917), studiato e apprezzato all'estero
quale stratega di prim'ordine. La visione
obiettiva della sua opera è stata a lungo
assente perché documenti importanti erano
nascosti o trascurati. Però a distanza di un
secolo dai fatti, molte critiche nei suoi
confronti risultano ripetitive, superficiali e
basate su pregiudizi. Ora interviene la Famiglia
Cadorna con carte e argomenti completamente
nuovi. Carlo Cadorna, militare ed esperto di
questioni militari, conduce il lettore a
comprendere quanto il Comandante Supremo decise
con lo scopo di vincere la guerra, senza tacerne
limiti ed errori. Il volume affianca la ristampa
di "La guerra alla fronte italiana fino
all'arresto sulla linea della Piave e del
Grappa" (BastogiLibri, 2019) e costituisce un
contributo fondamentale per stabilire la verità
storica. Giulio Vignoli La morte per fame della famiglia reale
del Laos. Un crimine comunista
Nell’estate caratterizzata dalla pandemia
globale, ci fa piacere segnalare una novità
editoriale che si addentra in un tema del tutto
inedito per il mercato italiano. Il Prof. Giulio
Vignoli torna in ambito internazionale per
denunciare uno di quei crimini di cui nessuno
parla: attività che sta molto a cuore allo
storico ligure, sempre pronto a ricercare e
svelare eventi dimenticati (più spesso
volutamente evitati) dalla storiografia
ufficiale. Questa volta Vignoli è volato
dall’altra parte del mondo, fino in Laos, per
cercare notizie riguardanti la Famiglia Reale
del paese asiatico, trasformato in repubblica
popolare nel 1975.
Dopo l’avvento dei comunisti, in Laos si sono
perse le tracce della Famiglia Reale e soltanto
due storici finora avevano pubblicato dei testi
a riguardo: l’australiano Kremmer e il principe
laotiano Souvanna Phouma. Vignoli ha colmato
questo vuoto, riportando le notizie recuperate
nel suo viaggio nel Sudest asiatico. Il Regime
comunista in Laos è tutt’ora vigente e l’Autore
ha riscontrato grandi difficoltà nel reperire
informazioni, soprattutto a causa di un’omertà
causata dalla paura. Ma soprattutto non esistono
documenti perché il regime ha voluto cancellare
ogni traccia: una vera e propria damnatio
memoriae.
Dopo un breve riepilogo della storia del Laos,
Vignoli ripercorre il regno di Savang Vattanà,
l’ultimo Re, della sua vocazione costituzionale,
dell’impegno nel difendere il proprio paese
dalle ingerenze dei comunisti locali e da quelli
confinanti, oltre che dalle potenze americane
sempre interessate ad "influenzare" la politica
di altri paesi. Viene ripercorsa la presa del
potere da parte dei comunisti, che costrinsero
il Sovrano ad abdicare e lo deportarono assieme
alla Regina, al Principe ereditario e ad altri
componenti della Famiglia Reale, in uno dei
famigerati campi di concentramento nel nord del
paese, dove i Reali morirono di stenti, senza
nemmeno ricevere una tomba per riposare. Seppure
privo di adeguata documentazione per poter
svolgere un lavoro scientifico più approfondito,
Vignoli ha ancora una volta il merito di aver
denunciato l’ennesimo crimine taciuto,
aggiungendo un piccolo tassello nel mosaico
della storia che va scoperta. Ampio album
fotografico dove si vedono gli scatti eseguiti
dall’Autore in Laos. (d.c.)
Giulio Vignoli
La morte per fame della Famiglia Reale del Laos.
Un crimine comunista.
Settimo Sigillo-Europa Lib. Ed, 2020
Pagg: 68 Euro 10,00
ISBN: 9788861482166 GIOLITTI
- IL SENSO DELLO STATO di Aldo Mola (ed.
Rusconi)
Giovanni Giolitti
(1842-1928) fu cinque volte presidente del
Consiglio dei ministri tra il 1892 e il 1921.
Deputato dal 1882 alla morte, ministro del
Tesoro e delle Finanze (1889- 1890) nel governo
presieduto da Francesco Crispi, e dell’Interno
in quello guidato da Giuseppe Zanardelli
(1901-1903) fu il motore della svolta liberale
di inizio Novecento e delle grandi riforme
politiche, economiche e sociali che affermarono
l’Italia tra le grandi potenze. Varò il diritto
di voto universale maschile (1912-1913), ottenne
la sovranità dell’Italia sulla Libia e liberò
Rodi e il Dodecaneso dal dominio turco. Nel
1914-1915 tentò di scongiurare l’intervento
dell’Italia nella Grande guerra, che previde
lunga, esosa di vite e risorse e devastante per
gli equilibri interni e internazionali.
Monarchico e democratico, avversò l’avvento del
regime di partito unico e dal 1924 votò contro
il governo Mussolini. Legò il nome alla stagione
più fiorente del Novecento: l’ultima di vera e
piena indipendenza dell’Italia. Rimane
insuperato Statista della Nuova Italia.
Titolo:
GIOLITTI. IL SENSO DELLO STATO Codice EAN 13:
9788818033359
Autore: Mola Aldo A.
Editore: Rusconi editore
Collana: Biografie
N° Pagine: 656
Dimensioni (cm): 14,00 x 21,00
Rilegatura: Rilegato sovracopertina
Aldo A. Mola (Cuneo, 1943) ha
dedicato mezzo secolo allo studio di Giolitti.
Contitolare della Cattedra Théodore Verhaegen di
Bruxelles, è autore della Storia della
massoneria italiana dalle origini ai nostri
giorni (1976 e 1992) e della Storia della
Massoneria in Italia dal 1717 al 2018 (2018).
Dal 1967 ha pubblicato biografie (Dante Livio
Bianco, Mazzini, Garibaldi, Lemmi, Pellico,
Carducci, Licio Gelli ecc.) e opere sulla
monarchia in Italia (2002), l’unificazione
nazionale (Italia, un paese speciale, 2011, 4
voll.), la crisi del 1922 (Mussolini a pieni
voti?, 2012) e su Il Referendum
monarchia-repubblica del 2-3giugno 1946: chi
vinse davvero? con prefazione di S.A.R. Maria
Gabriella di Savoia (2016).
La sua biografia di Giolitti (2003) è un
classico della storiografia. Dal 1982 collabora
con l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore
dell’Esercito e con l’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici (Napoli). Dirige l’Associazione
di studi storici Giovanni Giolitti
(www.giovannigiolitticavour.it). Presiede il
Comitato scientifico del mensile «Storia in
Rete». Dal 1980 è Medaglia d’Oro per la Scuola,
la Cultura e la Scienza. Gli sono stati
conferiti il Premio Presidenza del Consiglio dei
ministri (2003)
e la Targa d’Argento del Presidente della
Repubblica (2005). Nel 2017 ha concorso alla
traslazione delle Salme di Vittorio Emanuele III
e della Regina Elena nel Santuario-Basilica di
Vicoforte (CN).PUBBLICATO
IL DIARIO INEDITO DI FEDERZONI Informo che l'Editore Angelo
Pontecorboli (Firenze) ha pubblicato il volume
LUIGI FEDERZONI - DIARIO INEDITO
(1943-1944)
a cura di Erminia Ciccozzi con saggi di
Aldo A. Mola e Aldo G. Ricci
L'Opera esce con l'egida della
ASSGG unita all'Archivio Centrale dello Stato
(al quale venne donato l'originale del Diario),
all'Istituto Lino Salvini (Firenze), alla
Associazione di studi storici Giovanni Giolitti
(Cavour) e all'Associazione di studi sul
Saluzzese e alla Consulta dei Senatori del
Regno.
Con la promozione della pubblicazione la
ASSGG propone all'attenzione la complessa figura
e l'opera di Luigi Federzoni (Bologna,1878
-Roma,1967), scrittore, deputato, ministro delle
Colonie (due volte) e dell'Interno, presidente
della Camera Alta e di Istituzioni culturali
apicali, artefice del voto con il quale il 25
luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo
chiese al Re di esercitare tutti i poteri
previsti dallo Statuto Albertino.
L'Opera (la cui presentazione verrà
curata anche dalla Consulta) documenta anche le
fitte relazioni tra Federzoni e Re Umberto
II nel dopoguerra.
Il
Presidente ASSGG, Alessandro Mella
(*) Oltre che nelle librerie l'Opera (15 x
21, pp. LXXVI+574, euro 24,50) può essere
ordinata direttamente all'Editore: via Vittorio
Emanuele II, n.115, 50134 Firenze,
info@pontecorboli.it.
Dalla Nota critica di Erminia Ciccozzi:
Il Diario di Luigi Federzoni, dopo una lunga
custodia privata, può rivelarsi pubblicamente
quale patrimonio di tutti perché, grazie a una
donazione ora appartiene al cospicuo patrimonio
documentale dell’Archivio centrale dello Stato.
Infatti il decreto del Direttore generale degli
Archivi del 5 febbraio 2016 ha ufficialmente
autorizzato il Sovrintendente dell’Istituto ad
accettare a titolo di donazione dal
proprietario, dott. Francesco Sommaruga, le
carte che costituiscono il diario di Luigi
Federzoni. Con quest’ultimo atto si è concluso
positivamente l’iter della procedura
burocratica. Il dott. Francesco Sommaruga, di
cui si riconoscono e si apprezzano l’alto senso
civico e la sensibilità storica, aveva rinvenuto
tra le carte della genitrice, Anna Maria
Valagussa, una voluminosa busta con dei sigilli
di ceralacca aperti e all’interno un primo
documento con due annotazioni scritte
rispettivamente dal padre Carlo Sommaruga e da
mons. Angelo Jelmini, riferite alla custodia del
diario del gerarca Luigi Federzoni. Carlo
Sommaruga, deceduto nel 1955, durante l’ultima
guerra risiedeva a Roma in quanto diplomatico
svizzero accreditato presso la Legazione
Svizzera di Roma. Il nonno materno di Francesco
Sommaruga, Francesco Valagussa, medico, docente
e senatore del Regno, medico onorario della Real
Casa e membro del Consiglio direttivo per la
medicina nel CNR, era in rapporti di amicizia
con la famiglia del gerarca: Luigi Federzoni fu
anche testimone di nozze della figlia Anna Maria
il 28 marzo 1932. Il dott. Francesco Sommaruga
ritiene probabile che fosse stato lo stesso
gerarca a chiedere al padre Carlo Sommaruga, in
quanto diplomatico, di custodire una copia del
suo diario a Lugano. Il trasferimento in
Svizzera, per motivi di sicurezza, avvenne a
mezzo corriere diplomatico che godeva di
immunità, e sempre per gli stessi motivi, questi
affidò il diario al vescovo di Lugano, Angelo
Giuseppe Jelmini.
L’Appendice in chiusura del dattiloscritto è un
omaggio a Enrico Corradini. L’autore vi presenta
una selezione di “appunti e pensieri sparsi”,
rintracciati dopo la morte dello scrittore,
scelti da Federzoni per il loro carattere di
“straordinaria profezia” nel momento della loro
stesura.
Dalla prefazione di Aldo A. Mola:
Federzoni concorse con Dino Grandi alla
redazione dell’ordine del giorno da proporre al
Gran Consiglio, per proclamare “il dovere sacro
di tutti gli italiani di difendere ad ogni costo
l’unità, l’indipendenza, la libertà della
Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di
quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la
vita e l’avvenire del popolo italiano”. Lo
pensavano e lo ripetevano da anni quel che
rimaneva di liberali, democratici, popolari,
socialisti, antifascisti in forzato esilio o da
molti anni incarcerati, militanti del neonato
partito d’azione e il repubblicano Randolfo
Pacciardi, massone. Il Risorgimento non era
affatto monopolio dei nazionalisti, meno ancora
dei fascisti, che lo avevano confiscato e
ridotto a retorica. L’Italia era e doveva
tornare a essere degli italiani, come avevano
spiegato a loro tempo tanti patres della Terza
Italia, quali i “fratelli” Francesco De Sanctis,
Giosue Carducci, Giovanni Pascoli e una legione
di studiosi che non si erano fermati alla
contemplazione letteraria del Paese ma si erano
immersi negli studi di statistica, scienze
sociali ed economia.
Clicca per
leggere la recensione
di Guglielmo Adilardi dal
periodico www.pensalibero.it CAPORETTO
- Risponde Cadorna
di Carlo Cadorna Caporetto,
risponde Cadorna è il titolo del libro di Carlo
Cadorna, in uscita in questi giorni nelle
librerie, edito da Bcsmedia, che il 7 Aprile
scorso è stato presentato a Pallanza (Verbania),
in occasione della giornata dedicata alla figura
del Generale Luigi Cadorna, suo nonno.
Il libro, con l’autorevole prefazione del Prof.
Aldo A. Mola, direttore dell’Associazione di
studi storici Giovanni Giolitti, ripropone in
chiave critica le “Pagine polemiche” del
Comandante supremo dell'esercito italiano
durante la Prima guerra mondiale, scritte nel
1926 in risposta alla Commissione d’inchiesta e
pubblicate successivamente nel 1950 da Garzanti,
tramite il figlio Raffaele, per volontà dello
stesso Generale.
Con l’aiuto del nipote Carlo, si potranno
comprendere meglio le parole del Generale
Cadorna, di carattere strettamente militare e
riferite esclusivamente a quelli che erano i
suoi compiti esecutivi, l’organizzazione
dell’esercito e la strategia, attualizzate alla
storiografia moderna, per dare finalmente una
corretta interpretazione di come sono andati i
fatti a Caporetto.
La Storia, ha precisato l’autore, si fa
contestualizzando gli avvenimenti dell’epoca
nella quale si sono svolti i fatti, così come
emergono dai documenti.
Come dimostra il documento inedito del Generale
Dal Fabbro, scritto nel 1922 su richiesta del
Capo Ufficio Storico dell’esercito, Gen.
Alberti, che con il suo giudizio tecnico sulla
visione strategica del "Capo Supremo" chiude
definitivamente una polemica tuttora viva.
Con questo libro, la figura e l’opera di Luigi
Cadorna sono affidate alla storiografia, al di
là di ogni disputa contingente.
Un primo positivo segnale di inversione di
tendenza.
Il libro viene distribuito in tutte le librerie
online, oltre che su Amazon e su
store.farsiunlibro.it
CAPORETTO - Risponde Cadorna
di Carlo Cadorna
ISBN 978-88-96480-51-9
Pagine 474 - copertina rigida
contiene mappe storiche
Prezzo 32,00 euro
Per info: 06 92939175
info@bcsmedia.itLA GUERRA ALLA FRONTE
ITALIANA FINO ALL’ARRESTO SULLA LINEA DELLA
PIAVE E DEL GRAPPA (24 MAGGIO 1915 - 9
NOVEMBRE 1917) di luigi
Cadorna, a cura di Aldo Mola
Luigi Cadorna, La guerra alla
fronte italiana fino all'arresto sulla linea
della Piave e del Grappa (24 maggio 1915-9
novembre 1917), BastogiLibri, 2019 (ristampa
della seconda edizione a cura del prof.
Aldo A. Mola, 1923, con prefazione e appendice
di documenti inediti), pp. CVIII+644, euro 35.
Un’opera fondamentale per comprendere le vicende
della Grande Guerra, l’analisi e l’accurata
relazione scritta dal gen. Luigi Cadorna
all’indomani del conflitto. Un documento
prezioso e ricco di dati, notizie e informazioni
spesso trascurate dalla storiografia.
Ristampa della seconda edizione
a cura di Aldo A. Mola
COLLANA: De Monàrchia
F.to 16x23, pp. 752, Euro 35,00
(Ed. 04/2019) Cod. ISBN 978-88-5501-014-6
STORIA
DELLA MASSONERIA IN ITALIA. DAL 1717 AL 2018.
TRE SECOLI DI UN ORDINE INIZIATICO
di Aldo A. Mola
Segnaliamo
volentieri, all’attenzione dei nostri lettori e
associati, questa monumentale opera del nostro
direttore scientifico. Il volume ripercorre, con
cura e documentata precisione, tre secoli di
storia italiana. Numerose considerazioni, pagine e
analisi molto interessanti; ripercorrono l’età
giolittiana. Ne raccomandiamo la lettura con
particolare attenzione.
Tra l’incudine della scomunica decretata dalla
Chiesa cattolica sin dal 1738 e il martello di
partiti politici ieri come oggi decisi a bandirli
dalla società, i trentamila massoni italiani
costituiscono un ordine iniziatico ammantato da un
curioso paradosso: custodisce dei “misteri” ma non
è affatto un’associazione segreta. Introdotta in
Italia dall’estero, dal Settecento la massoneria è
stata volano di ricerca scientifica e progresso
civile e nel corso della sua storia si è battuta
per la libertà di coscienza, l’istruzione
obbligatoria, le riforme giuridiche,
l’emancipazione femminile e l’elettività delle
cariche pubbliche. Contaminata nel tempo da
deviazioni, bersaglio di pregiudizi sprezzanti e
in assenza di una legge che ne tuteli il nome, la
massoneria va almeno conosciuta attraverso la via
maestra: i suoi tre secoli di storia.
Con questa nuova sintesi che ne spiega le radici
antiche fino ai giorni nostri, sulla base di
copiosi documenti inediti e di una aggiornata
prospettiva storiografica, Aldo A. Mola, il più
noto e riconosciuto storico della massoneria in
Italia, getta luce su vicende controverse del
nostro passato. Per esempio, il rapporto tra la
massoneria, il fascismo e i suoi gerarchi:
Giuseppe Bottai, il “fascista critico”, Italo
Balbo, quadrumviro della Marcia su Roma, Edmondo
Rossoni, capo dei sindacati fascisti, e il celebre
Curzio Malaparte. O, ancora, le influenze
dell’esoterismo all’interno delle obbedienze e il
disastroso fratricidio massonico: un fiume carsico
nel corpo gracile della massoneria in Italia,
rimasta ai margini dello Stato e circondata da
un’opinione pubblica sospettosa e ostile.
Editore: Bompiani
Collana: Tascabili
Data di Pubblicazione: giugno
2018
EAN: 9788845282461
ISBN: 8845282465
Pagine: 832
Formato: brossura
GIOLITTI,
LO STATISTA DELLA NUOVA ITALIA
a cura di Aldo A. Mola
ENRICO
CIALDINI, IL GENERALE DI FERRO
di Roberto Vaccari
Il libro ricostruisce una biografia di Cialdini,
fondando il racconto sui documenti e sugli studi
storici, proponendosi in tal modo sia di
illustrarne la vita, sia di confutare i recenti
tentativi revisionistici.
Editore:Colombini
Collana:Alternative/Saggi
Data di Pubblicazione:2017
EAN:9788865091692
ISBN:886509169X
Pagine:310
Formato:brossura
DALLE
VALLI DI LANZO ALLA NUOVA ITALIA - Note
storiche su Giovanni Rastelli
Il volume “Dalle Valli di Lanzo alla Nuova
Italia” racconta le vicende di Giovanni Rastelli
(Viù, 1858-1917) e descrive il contesto politico e
sociale in cui operò. Egli rappresenta una delle
figure più importanti nella storia delle Valli di
Lanzo, in provincia di Torino. Sindaco di Viù,
consigliere provinciale e deputato al Parlamento
per tre legislature, con un impegno politico
crescente giunse a prendere parte ad eventi e
scelte fondamentali per la storia dell’Italia post
unitaria. Nella sua prefazione il prof. Aldo A.
Mola lo definisce con efficacia «paradigma della
Nuova Italia»: Rastelli ed il suo percorso umano e
politico, in effetti, rappresentano benissimo la
classe politica di quel tempo. Uomini parte di
quel mondo liberale impegnato a costruire lo Stato
nel solco tracciato dal Conte di Cavour e seguendo
l'esempio di statisti come Giovanni Giolitti.
Alessandro Mella ne ha ricostruito le vicende,
nell’intento di rendergli voce e memoria prima che
queste si perdessero nei gironi danteschi della
Grande Storia.
Titolo del Libro: Dalle Valli di Lanzo alla Nuova
Italia. Note storiche su Giovanni Rastelli, Autore
: Alessandro Mella, Editore: Chiaramonte, Pagine:
112, ISBN-10: 8895721691, ISBN-13: 9788895721699,
Anno 2017 TEMPO PRESENTE
E' disponibile il nuovo numero della prestigiosa
rivista "Tempo Presente". Il testo raccoglie gli
atti del convegno "Incontro di Studio sull'età
Giolittiana" tenutosi al Quirinale, presso
l'Archivio Storico della Presidenza della
Repubblica aperto dalla Sovrintendente dott.
Marina Giannetto, il 21 giugno 2017 in occasione
della presentazione del DVD "Giovanni Giolitti lo
Statista della Nuova Italia". Vi sono raccolti
testi e partecipazioni di importanti storici
italiani. L'opera si può richiedere, fino ad
esaurimento copie, all'Associazione di Studi
Storici Giovanni Giolitti.
Pagine 76, euro 7.50. DALLA MONARCHIA
ALLA REPUBBLICA (1944-1948) a cura di Aldo A.
Mola
Il volume ripercorre la transizione dalla
monarchia alla repubblica in Italia attraverso
l’osservatorio, molto interessato e influente,
degli Stati Uniti d’America e quello, prima
inesplorato, degli ambasciatori dei Paesi
scandinavi. Esso approfondisce le radici remote e
recenti del pronunciamento molto diverso del Paese
(il Centro-Nord prevalentemente repubblicano; il
Mezzogiorno monarchico), l’atteggiamento delle
Forze Armate, sciolte dal giuramento di fedeltà al
Re ma non da quello alla Patria, e il ruolo svolto
all’Assemblea
Costituente da gruppi minoritari e oggettivamente
emarginati, come liberali e monarchici.
Gli autori inquadrano il cambio istituzionale in
una visione di lungo periodo. In casi emblematici
la repubblica innovò istituti della monarchia.
Esemplare è il passaggio dal Ministero della Real
Casa
al Segretariato Generale della Presidenza.
A quanto noto sull’orientamento dei partiti il
volume aggiunge l’esame documentato delle scelte
compiute da un Ordine tradizionale, quale la
massoneria, all’affannosa ricerca di una nuova
collocazione internazionale e interna.
Sul referendum gravarono non solo le interferenze
straniere “di sistema” ma soprattutto le clausole
punitive del Trattato di pace, notificato solo
all’indomani del voto. Il governo di CLN si illuse
invano (e illuse gli elettori) che l’opzione
repubblicana avrebbe valorizzato il concorso
dell’Italia alla lotta di liberazione e propiziato
condizioni meno inique e vessatorie. Il Trattato
pesò poi sull’Assemblea Costituente, nel cui
corso, sulla scorta dell’esperienza storica
nazionale, già venne fatta netta distinzione tra
diritto di asilo dei rifugiati politici e
migrazione per lavoro.
Aldo A. Mola
Il volume comprende saggi di Ulla Åkerström, Mario
Caligiuri, GianPaolo Ferraioli, Attilio Mola,
Luigi Pruneti, Aldo G. Ricci, Tito Lucrezio Rizzo,
Claudio Susmel, Enrico Tiozzo e Antonino Zarcone.
Bastogi Libri, Roma (2017), euro 18,00 ISBN
978894894318
dal volume, pag. 104: l'allora Ministro per gli
Affari Regionali, avv. Enrico Costa, e il Prof.
Aldo A. Mola, alla conferenza del prof. Giorgio
Sangiorgi.
"Dalla Monarchia alla Repubblica
(1944-1948)" viene inviato in omaggio
ai Soci dell'Associazione di Studi Storici
Giovanni Giolitti di
Cavour dall'Associazione di Studi sul
Saluzzese.
Il libro verrà presentato a ottobre.
VIVA
L'IMPERATORE! VIVA L'ITALIA! di Alessandro
Mella
Il saggio di Alessandro Mella “Viva l'Imperatore!
Viva l'Italia!”, sulla scorta di ampia
documentazione archivistica e iconografica,
esplora le radici del Risorgimento, cioè il
sentimento italiano nel ventennio napoleonico.
L'opera è uscita mentre, nel bicentenario del
Congresso di Vienna e della Restaurazione, torna
al centro dell'attenzione l'idea originaria
di Patria una, indipendente e libera, maturata con
grandi sacrifici dai tanti italiani che servirono
in armi il regime franco-napoleonico. Giorno dopo
giorno – documenta Mella - essi percepirono
la necessità della Nuova Italia. In cerca del
Principe, dopo trent'anni di cospirazioni,
condanne alla pena capitale, al carcere duro, all'
esilio lo trovarono infine in Carlo Alberto di
Savoia, re di Sardegna, già Conte dell'Impero
napoleonico, il re dello Statuto.
Il volume è elogiativamente aperto da un
inquadramento critico di Aldo A. Mola, presidente
della Consulta dei Senatori del Regno, e
dall'introduzione di Francesco Paolo Tronca, già
Prefetto di Milano e già Commissario al Comune di
Roma, noto cultore del Risorgimento, specialmente
di Giuseppe Garibaldi.
L'Opera (pp.237, euro 15) è pubblicata dall'
Editore Bastogi Libri (Roma) nella collana
“De Monàrchia”.
Bastogi Libri, Roma (2016), euro 15,00 ISBN
9788899376338
LA
RISCOPERTA DI GIOVANNI GIOLITTI NELL'OPERA
CURATA DA ALDO A. MOLA E DA ALDO G. RICCI
PROMOSSA DALLA FONDAZIONE CASSA DI
RISPARMIO DI SALUZZO